giovedì 26 aprile 2012

L'AVVENTURA DI TOMMY

Tommy, per la prima volta felice del suono della sveglia, si buttò giù dal letto e afferrò lo zainetto con le sue cose, pronto per l'agognata gita al leggendario castello. Era da settimane che, col suo amico per la pelle, aveva programmato quell'uscita: un viaggio meraviglioso tra boschi e valli, ruscelli e laghetti, fringuelli ed anatre, ispirato ai percorsi dei libri d'avventura. Le letture su paladini della libertà, su esploratori di antiche civiltà, su affascinanti storie medievali e su eroi alla ricerca di tesori nascosti, macinate per pomeriggi interi insieme ai loro romanzi preferiti, Le avventure di Tom Sawyer e Le avventure di Huckleberry Finn, avevano stimolato così tanto la fantasia di Tommy e William da trasformarla in realtà. Quel 10 agosto del 1978, non solo avrebbe segnato la storia nelle vite dei due ragazzini, come indimenticabile esperienza di crescita, ma avrebbe occupato anche un posto di rilievo tra le date dei racconti d'avventura. Un cerchio di sole giallo, già alto alle otto di mattina, nel mezzo di un bel cielo azzurro e di nuvole d'ovatta srotolati con piacere da Dio, salutò l'emozionante risveglio dei due amici che, prima della partenza dalle rispettive abitazioni, controllarono di non aver dimenticato nulla: bastoni da camminata, bandane per ripararsi dal caldo, macchine fotografiche, bussole, mappe, torce, coltellini, quadernetti per appunti, penne, panini, barrette di cioccolata, borracce con acqua e... tanta voglia di divertirsi! I due coetanei, che si erano dati appuntamento alla “curva del pino”, punto di riferimento delle loro corse e dei loro giochi a nascondino, quella mattina arrivarono puntuali ed eccitatissimi per l'imminente partenza. Iniziarono la loro avventura fianco a fianco, con passi spediti, zaini ben ancorati alle spalle, bastoni stretti nelle mani e sorrisi di bocche spalancate che lasciavano intravedere alcuni spazi vuoti per denti che dovevano ancora spuntare. Il sole, come un fratello maggiore, guidava il loro cammino per una bianca e stretta stradina di campagna che scendeva dolcemente verso una collina di erba medica, dipingendo sulla ghiaia le loro ombre paffute. << Sei riuscito a dormire, stanotte? >> avviò il dialogo Tommy, dopo i saluti. << Per un po', perché l'idea di questa gita mi faceva tenere gli occhi aperti. Non vedevo l'ora di essere a quest'ora! Ah ah ah! >> disse felice William. << Ah ah ah, già, come nell'indovinello che chiede l'ora, dove la risposta è: “l'ora di ieri a quest'ora”! Anch'io ero emozionato e ho dormito poco, ma la colazione che ho fatto mi ha rimesso in forma. >> continuò Tommy. << Io mi son preparato dei panini per il pranzo, ripieni di formaggio, insalata e pomodori conditi, come quelli del pic-nic di mercoledì. Rinvolti nei tovaglioli a quadri rossi della nonna. >> esclamò soddisfatto William. << Huppy, huppy! >> << Hurrà! >> << Evviva! Evviva! >> << Evviva, evviva, evviva! “Aggiungi un posto a tavola, che c'è un amico in più”! Ah ah ah! >> << Ah ah ah! William, mi fai più ridere del solletico! >> << Guarda, Tommy! Ecco il nostro primo amico della giornata: il puledro là in fondo alla valle! >> << Che bello, come cavalca contento! Perché è libero di andare dove vuole. Voglio fargli una foto, perché è proprio bello!>> << Io, intanto, controllo la mappa e la bussola. Ok: la direzione è giusta. Dopo che abbiamo superato quel boschetto, dobbiamo camminare lungo il corso del fiume. >> << Che ci farà arrivare al Lago dei cristalli. >> completò la frase Tommy. << Esatto! Su questa mappa ingiallita, accanto alla croce del Lago c'è una freccia che indica in su. Cosa vorrà dire? >> chiese dubbioso William. << Forse ci segnala di proseguire il viaggio a Nord. Ho letto più volte che il Lago dei cristalli è un posto magico. Anche certe guide turistiche non sanno capire perché lì avvengano fatti strani. >> << “Lo scopriremo solo vivendo...!”. Non è questo, infatti, il nostro motto? >> riprese l'amico. Percorsi altri chilometri orientati verso il letto sinuoso del fiume e visto il sole trasformarsi in una palla di fuoco sulle loro teste, i due ragazzini decisero di fermarsi alla fine di una pineta per mangiare. Tra un boccone e l'altro, si divertivano ad inseguire con lo sguardo gli scoiattoli tra i rami degli alberi, provavano il piacere della libertà nell'immedesimarsi nelle farfalle danzanti al vento, si sentivano dei valorosi soldati romantici che, durante la sosta, incidono sulle cortecce i cuori con le iniziali degli innamorati e sognavano di sconfiggere i pirati, per conservare un tesoro di rametti, bacche odorose, aghi di pino e pinoli. Con lo stomaco pieno e la fantasia soddisfatta, dalla posizione in cui si trovava Tommy trovò l'ispirazione per disegnare su una pagina del suo quadernino il panorama che si trovava di fronte: valli amene colorate da molteplici tonalità di verde, corsi d'acqua trasparente che si rincorrevano in piccole onde ed uno specchio brillante di lago, circondato da una spontanea vegetazione di sottili ciuffi d'erba e canne di bambù. Del leggendario castello sul quale si era molto documentato e su cui aveva assorbito dettagliate notizie da testi scritti e racconti orali, non riusciva a vedere neanche un nebbioso perimetro, nonostante percepisse nell'aria la sua imponente presenza. Sapeva che, intorno all'anno Mille, una famiglia di signori del posto aveva fondato un'arcigna dimora feudale su una di quelle scoscese rupi in lontananza. Il castello, con l'esterno di pietra scura e l'interno con tracce di preziosi arredi antichi, era stato teatro di lotte, rapimenti, feste e giostre cavalleresche, ospitando un consistente numero di vassalli, valvassini e servi. << Ehi, Tommy! Si riparte? >> << Sì, giusto, dobbiamo almeno intravedere il nostro castello! Mister Fogg, vogliamo riprendere il nostro giro del mondo, per vincere la scommessa di vederlo in ottanta giorni? >> << Certo, lietissimo, mio signore! Son qui per servirla! >> rispose prontamente William, memore dell'immersione nelle avvincenti pagine di Jules Verne. Con i fedeli zainetti di nuovo in spalla i ragazzini si rimisero in movimento, rincorrendo spensierati gli zig-zag del fiumicello, finché non arrivarono al punto in cui l'acqua era più azzurra, dove non resistettero al fascino di tuffarvisi. Con i costumi da mare colorati, l'agilità delle bracciate e l'abilità nel passare da uno stile del nuoto all'altro, i due amichetti sembravano due beati pesci tropicali nel loro habitat naturale. Fatto il bagno, giocato con gli spruzzi dell'acqua e lanciati in essa levigati sassolini che formavano incantevoli cerchi concentrici, Tommy e William si distesero sull'accogliente manto erboso per asciugarsi al sole che non li aveva abbandonati. In quella posizione i corpi diventavano leggeri, si affidavano al sostegno della terra che, come una madre, li cullava, e potevano ammirare un immenso soffitto di cielo creato per loro, nel quale assistevano allo spettacolo dei raggi solari filtrati da qualche nube estiva e del quale si stupivano, ancora, di veder mutare quelle morbide masse di cotone in tante forme e figure: << Guarda, un elefante! >> << E più in là un pavone! >> << C'è anche un bruco con un cappello! Ma questo è un cartone animato? >> esplodeva di gioia Tommy, come una miriade di fuochi d'artificio che scoppiano a festa. Intanto la sera, che stava calando su quel paesaggio, aveva inondato di stelle cadenti il Lago dei cristalli, così chiamato proprio perché nella notte di S. Lorenzo si riempiva di un magico riflesso brillante. Ed il castello arroccato, dall'alto, stava a guardare i due protagonisti di un'altra storia d'avventura.