domenica 27 settembre 2009

LA SCUOLA PRECARIA

La Scuola pubblica italiana sta vivendo, oggi come non mai, una grave situazione di precarietà e di svalutazione del suo ruolo educativo.
Quando si legge o si sente parlare di “crisi”, prima ancora di pensare alla crisi finanziaria, che investe l'ambito economico, si dovrebbe pensare subito alla crisi culturale, quella che investe, indistintamente, tutti i cittadini di uno Stato.
Se si è convinti che le vittime, le uniche vittime dei tagli alla Scuola siano gli insegnanti, da anni precari o addirittura senza neanche un contratto a tempo determinato, ci si sbaglia. E' vero che i docenti soffrono in primis le ingiustizie della Riforma Gelmini/Tremonti, ma coloro che a lunga scadenza patiranno una fame di sapere sono i bambini, i ragazzi, gli adolescenti, gli uomini e le donne di domani, la generazione futura, privata di un diritto inalienabile. L'articolo 34 della nostra Costituzione recita: "La scuola è aperta a tutti. L'istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita. I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi".
Vediamo, invece, quali incoerenze sono state emanate o non modificate dall'attuale governo:
1.Una scuola su due in Italia non è costruita secondo le norme di sicurezza;
2.E' aumentato l' investimento nella scuola privata e diminuito quello nella scuola pubblica;
3.Il numero dei docenti varia in modo inversamente proporzionale rispetto a quello degli alunni, perchè aumentano gli alunni e diminuiscono i professori;
4.I precari sono e saranno sempre più precari;
5.Diminuendo il numero di insegnanti in servizio, diminuisce il tempo-scuola degli studenti;
6.Si eliminano le ore di Italiano messe a disposizione nelle scuole medie per corsi di recupero, sostituendole con altre ore per gli stessi corsi di recupero all'Università;
7.Non potrà essere superata la soglia del 30% di studenti extracomunitari per classe;
8.Si riducono gli incentivi alle scuole serali, frequentate da adulti che intendono ottenere la licenza media o il diploma di maturità;
9.Lo stipendio di un insegnante è paragonabile a quello di un operatore ecologico (con tutto rispetto per la classe lavoratrice in questione);
10.Le ore di lavoro settimanali svolte da un docente non dovrebbero essere contate soltanto in base alle ore di lezione della mattina, ma anche in base al compimento della programmazione didattica;
11.Nelle scuole italiane manca un supervisore che controlli l'effettiva programmazione didattica svolta dai docenti e che valuti l'organizzazione degli istituti;
12.Nelle scuole italiane spesso manca il materiale di base col quale e nel quale lavorare: fogli, gessi, toner, carta, aule, lavagne, cartine geografiche, laboratori;
13.Si eliminano le SSIS (Scuole di Specializzazione per l'Insegnamento nelle Secondarie, frequentate dopo la laurea ed il superamento di un concorso a numero chiuso, della durata di due anni, con studio intenso, esami e tirocini) e si istituiscono i corsi di abilitazione all'insegnamento, che dureranno un solo anno;
14.L'età media degli insegnanti italiani è di gran lunga superiore a quella dei colleghi stranieri.
Analizziamo, nello specifico, i gravi danni diretti contro il sistema scolastico statale.
Intanto il più importante, che compromette l'accesso agli edifici scolastici: la sicurezza, poiché la metà delle scuole italiane non è costruita a norma di legge, o per carenza di fondi o perchè risale a più di trenta anni fa. L'indagine è stata eseguita di recente, nello scorso a.s., in seguito alla morte di uno studente di scuola superiore a Torino, vittima di un tubo rugginoso che è caduto dal soffitto di un'aula. Si può morire a scuola? Si può morire in un ambiente che dovrebbe garantire il benessere e la crescita dei ragazzi? Si può morire, rispettando il diritto e il dovere allo studio? Nonostante ogni risposta a queste domande sia negativa (a rigor di logica), questo è successo! In una Repubblica che ha firmato una carta costituzionale.
Il secondo punto della lunga lista di critiche alla riforma della scuola, sembra più una barzelletta che altro. Com'è possibile che, anche solo per definizione, un Ministero della Pubblica Istruzione riduca in maniera massiccia e progressiva (fino al 2012) gli investimenti nelle scuole pubbliche, a favore di quelle private? Da ciò deduciamo facilmente che, oltre a non rispettare il titolo di “Pubblica Istruzione”, il governo considera le scuole al pari di aziende, dove colui che un tempo veniva chiamato soltanto “preside”, oggi riceve sempre più l'appellativo di “dirigente scolastico”; dove si divulgano i Piani delle Offerte Formative come volantini pubblicitari; dove si fa molta politica e poca formazione. Viene diffuso quindi un messaggio deviato, secondo il quale le scuole pubbliche hanno minor potere rispetto a quelle private, che dispongono di più capitali per pagare docenti e per impartire agli alunni un livello d'istruzione che vuol essere migliore. Ci sarà quindi una massa di cittadini che continuerà a mandare i propri figli nelle scuole pubbliche, mentre i figli di manager e imprenditori potranno accedere a percorsi formativi privilegiati, riproponendo una passata distinzione sociale tra ricchi e poveri, senza la tutela, questi ultimi, dello Stato.
Un' altra incoerenza che penalizza enormemente la scuola statale, trova origine nell' inadeguatezza numerica degli insegnanti, a fronte di un consistente aumento degli studenti. Con questo triste scenario sono state formate classi con più di 25 alunni (numero massimo consentito dalla legge), sono sparite alcune sezioni e sono state accorpate alcune classi di anni diversi, nella scuola media.
Intensificando poi la situazione di precarietà dei docenti, che comprende una riduzione o un'eliminazione dell'orario di lavoro, una paga ridotta, una rassegnazione di fondo all'insegnamento ed uno sbarramento alle capacità educative e ai metodi didattici accumulati, non si garantisce la continuità scolastica, cioè la possibilità per un alunno di avere lo stesso insegnante per tutto il percorso di studi. La continuità favorirebbe sia gli studenti che gli insegnanti, per la conoscenza reciproca che hanno, per il modo avviato di organizzare i compiti e di prepararsi all'esame finale del ciclo scolastico.
Altre opportunità di apprendimento che sono ridotte o che vengono a mancare con la diminuzione dei docenti sono: il tempo pieno, con rientri pomeridiani; le classi aperte, con corsi di recupero, consolidamento o potenziamento, a seconda del livello raggiunto dall'alunno; e le attività laboratoriali, per approfondire specifici argomenti di studio e per tradurli in pratiche alternative come le rappresentazioni teatrali.
Un'incoerenza bella e buona della Riforma Gelmini/Tremonti è l'eliminazione delle ore di Italiano messe a disposizione nelle scuole medie per corsi di recupero, sostituendole con altre ore per gli stessi corsi di recupero all'Università. Questa manovra è assurda, non ha proprio senso! Ma come, si muovono dei fondi da una parte all'altra dell'istruzione, per indirizzarli ad una stessa finalità, cioè il ripasso della lingua italiana? Il recupero delle nozioni di base della grammatica italiana deve avvenire alle scuole medie (secondarie di primo grado), perchè rientra espressamente nel programma didattico del triennio di studi, durante la fase critica di apprendimento, nella quale gli studenti sono chiamati ad imparare a scrivere correttamente ed a formulare messaggi di senso compiuto. Ma credere di riuscire a colmare le lacune linguistiche a diciotto-venti anni di età, quando ormai uno studente universitario ha incamerato un certo modo di esprimersi, ripetendo magari automaticamente alcuni errori ortografici e morfologici, è quasi un'utopia! E' come dare il tempo agli alunni per diventare asini finchè, di fronte all'evidenza dell'ignoranza, si pone rimedio ricorrendo al corso di recupero, come intervento estremo. Non è meglio prevenire, prima che curare??
Quando leggo che non potrà essere superata la soglia del 30% di studenti extracomunitari per classe e che si riducono gli incentivi alle scuole serali, mentre vengono proclamati discorsi di tutt'altro tipo, rimango allibita. Ieri (24 Settembre 2009) si è tenuta nel cortile del Quirinale la Giornata inaugurale di Inizio ufficiale dell'a.s., alla quale hanno presieduto il Capo dello Stato ed il Ministro Gelmini, di fronte ad una platea di studenti addobbati a festa, con la “divisa” ispirata ai colori della bandiera italiana. I discorsi perbene, pronunciati con enfasi da parte delle autorità politiche, vertevano sul motto “no alla discriminazione, sì alla meritocrazia”. Ma come si può parlare così, quando per primo, il governo, discrimina gli extracomunitari a non essere più di un tot per classe? E per giunta con una mossa in controtendenza, dato che l'immigrazione è in costante aumento! La stessa discriminazione è da collegare alla distinzione tra studenti in età scolare e studenti adulti, penalizzati perchè sono appunto fuori età.
Come si può, inoltre, parlare di meritocrazia, quando lo stipendio di un insegnante è paragonabile a quello di un operatore ecologico (con tutto rispetto per la classe lavoratrice in questione), quando le ore di lavoro settimanali svolte da un docente vengono contate soltanto in base alle ore di lezione della mattina, e quando nelle scuole italiane manca un supervisore che controlli lo svolgimento effettivo della programmazione didattica e che valuti l'organizzazione degli istituti??
Una situazione che illustra chiaramente il degrado totale nel quale sono immerse le scuole italiane, abbandonate alla deriva di qualsiasi sostegno, è la mancanza del materiale di base col quale e nel quale lavorare, tipo fogli, gessi, toner, carta, aule, lavagne, cartine geografiche, laboratori. E quando questi oggetti si trovano nelle scuole, spesso sono da rimettere a nuovo. Dall'inizio di questo a.s. ho letto diversi reclami da parte di genitori rivolti ai dirigenti scolastici, perchè nell'istituto frequentato dal proprio figlio mancavano tali materiali, quindi sono stati costretti a fare colletta e a comprarli con i loro soldi.
Anche la forma di reclutamento degli insegnanti cambierà: si elimineranno le SSIS (Scuole di Specializzazione per l'Insegnamento nelle Secondarie, frequentate dopo la laurea ed il superamento di un concorso a numero chiuso, della durata di due anni, con studio intenso, esami e tirocini), sostituendole con i Tirocini di Formazione Attiva, che dureranno un solo anno (e che mi auguro non sfornino personale da inserire, senza paga o sottopagato, al posto dei già abilitati docenti inseriti in graduatoria da tempo). Se l'attuale governo sostiene di voler premiare il merito degli insegnanti e di selezionarli secondo le reali esigenze di lavoro, è convinto che questa sia una soluzione, dimezzando il tempo per ottenere l'abilitazione??
A conclusione dello snervante elenco di problemi che affliggono sempre più la nostra Scuola c'è l'immagine di un corpo docente vecchio, decrepito, con un'età media quasi al limite del pensionamento. Stimolante, no?
Se il governo ed i cittadini non rivalutano l'ordine dei provvedimenti più urgenti da attuare a favore dell'intera comunità, l'Italia sarà una nave che affonda nei mari del potere, della corruzione e dell'ignoranza. Altrimenti, tra un ventennio, la nostra società si troverà gestita da avvocati che non conoscono le leggi, da medici che non sanno curare, da ingegneri che non sanno calcolare, da commercianti che non sanno vendere, da letterati che non sanno parlare, e così via, dimenticando il rispetto e l'educazione che un tempo venivano trasmessi dalle maestre.

lunedì 14 settembre 2009

CACCIA AI PIROMANI !!

Di recente, la catena montuosa delle Dolomiti è stata riconosciuta Patrimonio dell'umanità, per la bellezza ineguagliabile dei suoi paesaggi, caratterizzati da forme e colori irripetibili.

Sempre di recente, altri bei paesaggi naturali d'Italia vengono distrutti da incendi dolosi.
Sono andati velocemente in fumo centinaia di ettari di boschi in Liguria ed in Toscana, in particolare nelle zone di Morrona, Castelfranco e Santa Maria a Monte.
Lo scenario più preoccupante si è verificato sui Monti Pisani, tra Calci, Vicopisano e Caprona, dove fiamme altissime e voraci, incrementate dalla forza del vento, hanno devastato le aree verdi, creando un'enorme nube nera. In un solo pomeriggio, 35 roghi sono stati volutamente appiccati dall'uomo!
Ma che uomo è quello che agisce così? Possiamo pensare che appartenga alla specie umana? Il guaio è che, anche gli scienziati più autorevoli, non potrebbero smentirlo.
I piromani, i balordi, gli scellerati e gli amorfi che agiscono con premeditazione – perchè di questo si tratta – calcolando i tempi, le condizioni meteo ed il tipo di terreno, non si rendono conto che in un attimo può finire tutto. E' una vera frase capitale, perchè i naturali ritmi di crescita di una pianta, che può vivere anche più di cento anni, vengono così azzerati in un baleno, con un veloce gesto incosciente. Pensiamo a come sono lenti e graduali nel tempo i processi di sviluppo di una pianta, che da seme diventa pianticella, fino a raggiungere le dimensioni di un albero, con le foglie rigogliose, il tronco robusto ed un'altezza di diversi metri! E pensiamo come, al contrario, un istantaneo ed improvviso gesto possa distruggere una vasta famiglia di alberi, in pochi minuti.
Se invece l'autore di queste distruzioni è consapevole, credo che lo faccia soltanto per avere visibilità, per “andare sui giornali”, per essere letto e commentato dall'opinione pubblica, quindi per sentirsi importante o soltanto per acquistare un'identità.
Il piromane è un'emblematica figura sociale, che si reputa uno stratega di guerra ed un potente comandante, mentre è in realtà solo una povera vittima di impulsi istintivi che non riesce a controllare. In lui, il fuoco in fiamme, la distruzione di beni pubblici ed il terrore che si diffonde tra la gente, generano soddisfazione, godimento, piacere estremo, perchè sa di essere il responsabile di tanta agitazione. E' un malato come lo era l'imperatore Nerone che, in preda alla follia ed alla crudeltà, distrusse con un incendio l'antica città di Roma.
Come si può uccidere in maniera così barbara un patrimonio ambientale che cerca di salvarci dall'inquinamento, che infonde benessere ai nostri polmoni e ai nostri sguardi, e che ha segnato la storia dei nostri bisnonni, senza contare che le colline toscane non hanno paragoni nel resto del mondo?
Già la nostra madre Terra è parecchio compromessa dai nostri pericolosi e progressivi stili di vita, perciò soffre dell'effetto serra e delle sue innumerevoli conseguenze, come l'aumento della temperatura.........
Già si preannuncia un'ipotetica fine del mondo nel 2012, cioè tra tre anni...............
Ci aggiungiamo anche questi spietati atti di inciviltà, e non ci resterà neanche un piccolo spazio di giardino per veder crescere dei fiori!

sabato 12 settembre 2009

MANCANO LE NOTIZIE

Autorevoli giornalisti contemporanei riconoscono che la stampa italiana è ormai arida di articoli che facciano veramente notizia e che trasmettano un'effettiva informazione pubblica. Si leggono infatti quotidiani infarciti di paginate contenenti andamenti della Borsa, riepiloghi di partite calcistiche già disputate, annunci di offerte lavorative e cronache mascherate sul circense scenario politico nazionale, senza considerare i ridondanti inserti pubblicitari.
Questo perchè sono scomparsi illustri relatori della realtà, come Enzo Biagi e Indro Montanelli, che svolgevano il proprio compito in modo serio e costruttivo per la società, liberi da dipendenze di natura politica o imprenditoriale – come si verifica purtroppo oggi – ed assidui lottatori per la conquista della verità.
Il misero spessore culturale – di una cultura che si apprende pure dal resoconto delle vicende di tutti i giorni – dei nostri giornali deriva anche dal fatto che mancano concretamente le notizie. News illuminanti, che riescano ad aprire gli occhi dei cittadini sul ventaglio completo delle dinamiche degli eventi, non si ritrovano nella carta stampata che viene finanziata unicamente dai partiti politici e che è costretta a rispondere in base agli ordini del padrone. Vengono quindi veicolate molte informazioni, riscritte narrazioni preconfezionate, diffusi parziali avvenimenti e pubblicate soltanto le affermazioni lecite, nel senso che si dimostrano in linea con la maggioranza politica del Governo, mentre i dolenti retroscena vengono taciuti.
Al contrario, le vere notizie, quelle affidabili, da destinare ai comuni cittadini, dovrebbero ricoprire un'azione rivoluzionaria, di opposizione alla maggioranza, di controtendenza rispetto alle direttive “ufficiali” dei “più” e dei “più forti”, per far capire che non esiste un'unica verità assoluta, perlomeno quella decantata da chi finanzia il giornale e da chi sta sul piedistallo governativo.
Ci vorrebbe una ventata d'aria fresca a spazzare via per sempre le ruggini di questo sistema giornalistico, a slegare il bavaglio che oscura gli scandali in stile boccaccesco che tanto fanno sorridere e divertire ultimamente il resto del mondo. All'estero la stampa pubblica ci deride, rimane allibita dalla politica del bel Paese e si meraviglia su come gli Italiani abbiano potuto votare ripetutamente l'attuale Presidente del Consiglio, coinvolto anche in un giro di prostituzione.
In Italia, invece, vige una perenne omertà, per cui si ha paura a scrivere e a parlare di corruzione della classe politica, di nebbia sui contorti processi legali, di potere acquistato e ceduto sempre di più alle organizzazioni mafiose e, infine, di “era delle puttane”, come ha usato appropriatamente Antonio Padellaro, uno dei pochi giornalisti tenaci.
Ecco che, scavando tra le cronache straniere e le dichiarazioni di pochi validi giornalisti, emergono le trame di veritiere storie, di nascoste verità, di mancate notizie.

mercoledì 9 settembre 2009

L' EREDITA' DIMENTICATA

Ovunque il nostro sguardo si posi su opere di recente costruzione, non possiamo non notare come i tempi siano cambiati. Sono cambiate le mode, i modelli di successo, gli stili di vita, gli interessi e le maniere di relazionarsi con gli altri: è cambiata insomma la società.
E questo può risultare un fatto naturale, che segna l’evoluzione o l’involuzione spontanea di qualsiasi civiltà nel corso della storia.
Le trasformazioni moderne in atto hanno condizionato anche il modo di progettare gli spazi d’insediamento umano, dalle abitazioni agli uffici, dalle piazze ai centri commerciali, con un largo investimento economico nel mercato privato delle case, dei negozi e dei locali (di un certo svago).
I luoghi pubblici, nel senso della proprietà e dell’utenza, hanno mantenuto o addirittura ridotto la propria superficie, vedendo progressivamente svalutare la specifica funzione, ma ricevendo in cambio un distintivo, quasi un premio alla pazienza. Il sigillo di riconoscimento è rappresentato dal nuovo prodotto artistico: dall’arredamento in stile etnico alla scultura indefinibile, che fanno molto fashion!
Credo che siamo giunti ad un capolinea, sul quale la gente andrà a sbatterci la grossolana testa, se non prende provvedimenti in tempo.
E’ possibile che, per assaporare l’arte buona, vera, educatrice, ci si debba recare soltanto nei musei, creati apposta per conservare e tutelare preziosi tesori del passato?
Questi luoghi, scrigni di sapere, rischiano di rimanere purtroppo lettera morta: richiamo per pochi animi eletti, sensibili alla mano di grandi maestri, oppure tappa di una massa informe di turisti sprovveduti.

Mi pare doveroso citare una parte del discorso “E’ ancora possibile la poesia?” che il poeta Eugenio Montale tenne all’Accademia di Svezia il giorno 12 Dicembre 1975 in occasione del ricevimento del Premio Nobel per la Letteratura:
Sono qui perché ho scritto poesie: sei volumi, oltre a innumerevoli traduzioni e saggi critici. Hanno detto che è una produzione scarsa, forse supponendo che il poeta sia un produttore di mercanzie; le macchine debbono essere impiegate al massimo. Per fortuna la poesia non è una merce. Essa è una entità di cui si sa assai poco…. Per mio conto, se considero la poesia come un oggetto, ritengo ch’essa sia nata dalla necessità di aggiungere un suono vocale (parola) al martellamento delle prime musiche tribali.
……. Evidentemente le arti, tutte le arti visuali, stanno democraticizzandosi nel senso peggiore della parola. L’arte è produzione di oggetti di consumo, da usarsi e da buttarsi via in attesa di un nuovo mondo nel quale l’uomo sia riuscito a liberarsi di tutto, anche della propria coscienza.
…… Non solo la poesia, ma tutto il mondo dell’espressione artistica o sedicente tale è entrato in una crisi che è strettamente legata alla condizione umana, al nostro esistere di esseri umani, alla nostra certezza o illusione di crederci esseri privilegiati, i soli che si credono padroni della loro sorte e depositari di un destino che nessun’altra creatura vivente può vantare. Inutile dunque chiedersi quale sarà il destino delle arti. E’ come chiedersi se l’uomo di domani, di un domani magari lontanissimo, potrà risolvere le tragiche contraddizioni su cui si dibatte fin dal primo giorno della Creazione(e se di un tale giorno, che può essere un’epoca sterminata, possa ancora parlarsi).

Probabilmente le creazioni artistiche ed architettoniche di oggi vengono concepite e progettate come merci, come prodotti economici destinati ad un incurante mercato rionale che deve: accatastare gli oggetti,
catalogarli per genere,
lucidarli con oli rigeneranti,
sponsorizzarli con ogni tipo di pubblicità,
etichettarli coi curricola vaporosi dei loro artefici,
esaltarli con prezzi di vendita gonfiati,
distribuirli ad un pubblico di profani dirigenti comunali e di baroni leccati.

In conclusione, riprendendo il condiviso pensiero di Montale, si capisce che la crisi dell’arte è causa diretta della crisi della condizione umana, dell’uomo moderno che è dentro ad un tunnel buio, dimentico della civiltà ereditata dagli antichi.

martedì 8 settembre 2009

CHE SITUAZIONE..... !

Pensare che gran parte dei nostri uomini politici sono malavitosi, corrotti, sleali, ladri, egoisti, approfittatori: cattivi esempi, insomma, di cittadini in uno Stato democratico che ha festeggiato quest’anno i sessanta anni dall’entrata in vigore della Costituzione!
Proprio loro che dovrebbero rappresentarci in Parlamento………..!

Pensare che gli avvocati scrivono carte false, loro che dovrebbero incarnare la Giustizia!
E pensare che a volte difendono il più ricco o addirittura chi è un assassino, intascando sempre più denaro in processi che durano decenni.
E dire che la legge è uguale per tutti……!

Pensare che l’articolo n. 1 della nostra Costituzione recita che “L’ Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro”. Ma quale lavoro, che oggi sono più i precari che i lavoratori a tempo indeterminato? Poiché il lavoro attualmente non costituisce più un fondamento della società, né un diritto e nemmeno un dovere, i livelli di povertà economica e di precarietà sociale crollano.
E dire che il lavoro nobilita l’uomo………!

Pensare che una società, un paese ed uno Stato non crescono se non si mettono i nostri figli in condizione di crescere, attraverso una sana e sicura educazione. Ma com’è possibile trasmettere agli adulti di domani l’interesse e l’amore per la cultura, fatta di sapere e di rispetto, se invece di investire nella Scuola pubblica, un governo investe in ridicoli programmi televisivi ed in massicci cantieri industriali?
E ripensare che l’istruzione dovrebbe essere una priorità per una nazione civile e sviluppata (che almeno afferma di esserlo)………….!

Pensare quante sarebbero le notizie corrette ed importanti per la conoscenza di come va il mondo e considerare purtroppo quante sono le informazioni inesatte, incomplete, falsificate ed illusorie.
Furono gli Illuministi i primi a rendersi conto che la divulgazione di una leale informazione, attraverso i giornali, contribuiva alla diffusione del sapere ed alla formazione di un’opinione pubblica, ma non ci hanno insegnato ad usarla così male.
E pensare quanti sono i quotidiani, le riviste, i siti Internet, le pubblicità e le agenzie che dovrebbero veramente informare, ma che non lo fanno……….!

giovedì 3 settembre 2009

I BUCHI NERI

Il concetto di “buco nero” (black hole), nato di recente nell’ambito dell’astronomia, sta ad indicare, concisamente, una zona del cosmo priva di coordinate spazio-temporali, dove non esistono né riferimenti di luogo né parametri di tempo. Consiglio a tal proposito la lettura del libro di Stephen Hawking “Dal big bang ai buchi neri. Breve storia del tempo”.
Già il fatto stesso di pensare a queste zone d’ombra ci proietta in un baratro, ci fa precipitare in un vortice infinito, ci invade di mistero, di rabbia e di dubbio. Restiamo improvvisamente immobili ed impotenti di fronte alla grandezza dell’universo ed alla genesi che lo accompagna!
Dall’antichità l’uomo si è interrogato sull’origine dei fenomeni naturali, sulla nascita della propria specie ed ancor prima sulla formazione del Tutto; anche oggi sono in corso ricerche scientifiche, ma non sempre è possibile fornire risposte valide, spiegazioni dimostrabili.
Non potendo anticipare i progressi della Scienza, mi consola divagare su affascinanti teorie fantastiche e leggendarie, come quelle contenute in pagine della letteratura classica.
Secondo Ludovico Ariosto, per esempio, i buchi neri si trovano sulla luna dove si radunano tutte le cose perdute sulla terra: l’amore che svanisce, la gloria passata e la saggezza umana.
Infatti, nel canto XXXIV dell’ “Orlando furioso”, viene trovata sulla luna un’ampolla contenente il senno di Orlando che Astolfo riconsegna al proprietario impazzito. In groppa al mitologico ippogrifo, Astolfo giunge al paradiso terrestre e poi sulla luna, grazie all’aiuto di S. Giovanni evangelista. Così l’Ariosto ci presenta la scena di arrivo sul satellite:
Da l’apostolo santo fu condutto
in un vallon fra due montagne istretto,
ove mirabilmente era ridutto
ciò che si perde o per nostro diffetto,
o per colpa di tempo o di Fortuna:
ciò che si perde qui, là si raguna.

………

Le lacrime e i sospiri degli amanti,
l’inutil tempo che si perde a giuoco,
e l’ozio lungo d’uomini ignoranti,
vani disegni che non han mai loco,
…….

e vi son tutte l’occurrenzie nostre:
sol la pazzia non v’è poca né assai;
che sta qua giù, né se ne parte mai.
………

io dico il senno: e n’era quivi un monte,
solo assai più che l’altre cose conte.

Era come un liquor suttile e molle,
atto a esalar, se non si tien ben chiuso;
e si vedea raccolto in varie ampolle,
qual più, qual men capace, atte a quell’uso.
Quella è maggior di tutte, in che del folle
signor d’Anglante era il gran senno infuso;
e fu da l’altre conosciuta, quando
avea scritto di fuor: “Senno d’Orlando”.

martedì 1 settembre 2009

DOVE NASCONO LE CAMPANULE

Vi siete mai chiesti dove nascono le campanule?
Ed ancor prima, sapete cosa sono le campanule?
Sono dei delicati fiori penduli riuniti in grappoli, di colore bianco, blu o violetto. Questi fiori hanno un unico difetto, ancorato alla loro struttura genetica: appartengono al genere di piante erbacee. Sono stati quindi destinati da madre natura a convivere con erbe selvatiche, con piante anonime, con insulse erbacce che sbucano repentinamente dagli angoli degradati delle strade.
Sembra impossibile che fiorellini così graziosi e di una ricca semplicità, come persone raffinate e discrete, riescano a sopravvivere accanto ai rifiuti ed all’erba di campo nata per caso, come esseri incivili e privi di storia. Eppure può succedere: come ormai non ci scandalizziamo più dell’ignoranza, della scorrettezza e della violenza che ammorba il pianeta, altrettanto non dobbiamo escludere la possibilità di colpi di scena in positivo. Altrimenti non ci sarei io qui a scriverne!
La forza di queste creature della natura sta nell’essere costantemente combattive, nel conservare la propria forma di indipendenza, al di là dell’ambiente che le circonda, oltre ogni barriera fisica. Quando allora ci apprestiamo a circonvallare una rotatoria (che giramento di testa!), quando intravediamo a distanza una discarica a cielo aperto o quando, semplicemente, camminiamo sui marciapiedi d’asfalto che raccolgono sporcizia e volantini volati, non dobbiamo disperare. Può sempre sbucare da qualche angolino un boccio di campanula a darci la speranza.

Mi rivolgo a te, che non conosci Marcovaldo il protagonista, che non ti sei mai avvicinato al clima leggiadro delle favole, senza mai quindi valutarne la morale e che ti costruisci un mondo unicamente a tua immagine e somiglianza:
<< Ogni tanto guarda più in là del tuo naso, evita di avere sempre la testa tra le nuvole e dirotta lo sguardo in basso, non alle cose materiali, ma alla materia della vita!>>.