domenica 27 settembre 2009

LA SCUOLA PRECARIA

La Scuola pubblica italiana sta vivendo, oggi come non mai, una grave situazione di precarietà e di svalutazione del suo ruolo educativo.
Quando si legge o si sente parlare di “crisi”, prima ancora di pensare alla crisi finanziaria, che investe l'ambito economico, si dovrebbe pensare subito alla crisi culturale, quella che investe, indistintamente, tutti i cittadini di uno Stato.
Se si è convinti che le vittime, le uniche vittime dei tagli alla Scuola siano gli insegnanti, da anni precari o addirittura senza neanche un contratto a tempo determinato, ci si sbaglia. E' vero che i docenti soffrono in primis le ingiustizie della Riforma Gelmini/Tremonti, ma coloro che a lunga scadenza patiranno una fame di sapere sono i bambini, i ragazzi, gli adolescenti, gli uomini e le donne di domani, la generazione futura, privata di un diritto inalienabile. L'articolo 34 della nostra Costituzione recita: "La scuola è aperta a tutti. L'istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita. I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi".
Vediamo, invece, quali incoerenze sono state emanate o non modificate dall'attuale governo:
1.Una scuola su due in Italia non è costruita secondo le norme di sicurezza;
2.E' aumentato l' investimento nella scuola privata e diminuito quello nella scuola pubblica;
3.Il numero dei docenti varia in modo inversamente proporzionale rispetto a quello degli alunni, perchè aumentano gli alunni e diminuiscono i professori;
4.I precari sono e saranno sempre più precari;
5.Diminuendo il numero di insegnanti in servizio, diminuisce il tempo-scuola degli studenti;
6.Si eliminano le ore di Italiano messe a disposizione nelle scuole medie per corsi di recupero, sostituendole con altre ore per gli stessi corsi di recupero all'Università;
7.Non potrà essere superata la soglia del 30% di studenti extracomunitari per classe;
8.Si riducono gli incentivi alle scuole serali, frequentate da adulti che intendono ottenere la licenza media o il diploma di maturità;
9.Lo stipendio di un insegnante è paragonabile a quello di un operatore ecologico (con tutto rispetto per la classe lavoratrice in questione);
10.Le ore di lavoro settimanali svolte da un docente non dovrebbero essere contate soltanto in base alle ore di lezione della mattina, ma anche in base al compimento della programmazione didattica;
11.Nelle scuole italiane manca un supervisore che controlli l'effettiva programmazione didattica svolta dai docenti e che valuti l'organizzazione degli istituti;
12.Nelle scuole italiane spesso manca il materiale di base col quale e nel quale lavorare: fogli, gessi, toner, carta, aule, lavagne, cartine geografiche, laboratori;
13.Si eliminano le SSIS (Scuole di Specializzazione per l'Insegnamento nelle Secondarie, frequentate dopo la laurea ed il superamento di un concorso a numero chiuso, della durata di due anni, con studio intenso, esami e tirocini) e si istituiscono i corsi di abilitazione all'insegnamento, che dureranno un solo anno;
14.L'età media degli insegnanti italiani è di gran lunga superiore a quella dei colleghi stranieri.
Analizziamo, nello specifico, i gravi danni diretti contro il sistema scolastico statale.
Intanto il più importante, che compromette l'accesso agli edifici scolastici: la sicurezza, poiché la metà delle scuole italiane non è costruita a norma di legge, o per carenza di fondi o perchè risale a più di trenta anni fa. L'indagine è stata eseguita di recente, nello scorso a.s., in seguito alla morte di uno studente di scuola superiore a Torino, vittima di un tubo rugginoso che è caduto dal soffitto di un'aula. Si può morire a scuola? Si può morire in un ambiente che dovrebbe garantire il benessere e la crescita dei ragazzi? Si può morire, rispettando il diritto e il dovere allo studio? Nonostante ogni risposta a queste domande sia negativa (a rigor di logica), questo è successo! In una Repubblica che ha firmato una carta costituzionale.
Il secondo punto della lunga lista di critiche alla riforma della scuola, sembra più una barzelletta che altro. Com'è possibile che, anche solo per definizione, un Ministero della Pubblica Istruzione riduca in maniera massiccia e progressiva (fino al 2012) gli investimenti nelle scuole pubbliche, a favore di quelle private? Da ciò deduciamo facilmente che, oltre a non rispettare il titolo di “Pubblica Istruzione”, il governo considera le scuole al pari di aziende, dove colui che un tempo veniva chiamato soltanto “preside”, oggi riceve sempre più l'appellativo di “dirigente scolastico”; dove si divulgano i Piani delle Offerte Formative come volantini pubblicitari; dove si fa molta politica e poca formazione. Viene diffuso quindi un messaggio deviato, secondo il quale le scuole pubbliche hanno minor potere rispetto a quelle private, che dispongono di più capitali per pagare docenti e per impartire agli alunni un livello d'istruzione che vuol essere migliore. Ci sarà quindi una massa di cittadini che continuerà a mandare i propri figli nelle scuole pubbliche, mentre i figli di manager e imprenditori potranno accedere a percorsi formativi privilegiati, riproponendo una passata distinzione sociale tra ricchi e poveri, senza la tutela, questi ultimi, dello Stato.
Un' altra incoerenza che penalizza enormemente la scuola statale, trova origine nell' inadeguatezza numerica degli insegnanti, a fronte di un consistente aumento degli studenti. Con questo triste scenario sono state formate classi con più di 25 alunni (numero massimo consentito dalla legge), sono sparite alcune sezioni e sono state accorpate alcune classi di anni diversi, nella scuola media.
Intensificando poi la situazione di precarietà dei docenti, che comprende una riduzione o un'eliminazione dell'orario di lavoro, una paga ridotta, una rassegnazione di fondo all'insegnamento ed uno sbarramento alle capacità educative e ai metodi didattici accumulati, non si garantisce la continuità scolastica, cioè la possibilità per un alunno di avere lo stesso insegnante per tutto il percorso di studi. La continuità favorirebbe sia gli studenti che gli insegnanti, per la conoscenza reciproca che hanno, per il modo avviato di organizzare i compiti e di prepararsi all'esame finale del ciclo scolastico.
Altre opportunità di apprendimento che sono ridotte o che vengono a mancare con la diminuzione dei docenti sono: il tempo pieno, con rientri pomeridiani; le classi aperte, con corsi di recupero, consolidamento o potenziamento, a seconda del livello raggiunto dall'alunno; e le attività laboratoriali, per approfondire specifici argomenti di studio e per tradurli in pratiche alternative come le rappresentazioni teatrali.
Un'incoerenza bella e buona della Riforma Gelmini/Tremonti è l'eliminazione delle ore di Italiano messe a disposizione nelle scuole medie per corsi di recupero, sostituendole con altre ore per gli stessi corsi di recupero all'Università. Questa manovra è assurda, non ha proprio senso! Ma come, si muovono dei fondi da una parte all'altra dell'istruzione, per indirizzarli ad una stessa finalità, cioè il ripasso della lingua italiana? Il recupero delle nozioni di base della grammatica italiana deve avvenire alle scuole medie (secondarie di primo grado), perchè rientra espressamente nel programma didattico del triennio di studi, durante la fase critica di apprendimento, nella quale gli studenti sono chiamati ad imparare a scrivere correttamente ed a formulare messaggi di senso compiuto. Ma credere di riuscire a colmare le lacune linguistiche a diciotto-venti anni di età, quando ormai uno studente universitario ha incamerato un certo modo di esprimersi, ripetendo magari automaticamente alcuni errori ortografici e morfologici, è quasi un'utopia! E' come dare il tempo agli alunni per diventare asini finchè, di fronte all'evidenza dell'ignoranza, si pone rimedio ricorrendo al corso di recupero, come intervento estremo. Non è meglio prevenire, prima che curare??
Quando leggo che non potrà essere superata la soglia del 30% di studenti extracomunitari per classe e che si riducono gli incentivi alle scuole serali, mentre vengono proclamati discorsi di tutt'altro tipo, rimango allibita. Ieri (24 Settembre 2009) si è tenuta nel cortile del Quirinale la Giornata inaugurale di Inizio ufficiale dell'a.s., alla quale hanno presieduto il Capo dello Stato ed il Ministro Gelmini, di fronte ad una platea di studenti addobbati a festa, con la “divisa” ispirata ai colori della bandiera italiana. I discorsi perbene, pronunciati con enfasi da parte delle autorità politiche, vertevano sul motto “no alla discriminazione, sì alla meritocrazia”. Ma come si può parlare così, quando per primo, il governo, discrimina gli extracomunitari a non essere più di un tot per classe? E per giunta con una mossa in controtendenza, dato che l'immigrazione è in costante aumento! La stessa discriminazione è da collegare alla distinzione tra studenti in età scolare e studenti adulti, penalizzati perchè sono appunto fuori età.
Come si può, inoltre, parlare di meritocrazia, quando lo stipendio di un insegnante è paragonabile a quello di un operatore ecologico (con tutto rispetto per la classe lavoratrice in questione), quando le ore di lavoro settimanali svolte da un docente vengono contate soltanto in base alle ore di lezione della mattina, e quando nelle scuole italiane manca un supervisore che controlli lo svolgimento effettivo della programmazione didattica e che valuti l'organizzazione degli istituti??
Una situazione che illustra chiaramente il degrado totale nel quale sono immerse le scuole italiane, abbandonate alla deriva di qualsiasi sostegno, è la mancanza del materiale di base col quale e nel quale lavorare, tipo fogli, gessi, toner, carta, aule, lavagne, cartine geografiche, laboratori. E quando questi oggetti si trovano nelle scuole, spesso sono da rimettere a nuovo. Dall'inizio di questo a.s. ho letto diversi reclami da parte di genitori rivolti ai dirigenti scolastici, perchè nell'istituto frequentato dal proprio figlio mancavano tali materiali, quindi sono stati costretti a fare colletta e a comprarli con i loro soldi.
Anche la forma di reclutamento degli insegnanti cambierà: si elimineranno le SSIS (Scuole di Specializzazione per l'Insegnamento nelle Secondarie, frequentate dopo la laurea ed il superamento di un concorso a numero chiuso, della durata di due anni, con studio intenso, esami e tirocini), sostituendole con i Tirocini di Formazione Attiva, che dureranno un solo anno (e che mi auguro non sfornino personale da inserire, senza paga o sottopagato, al posto dei già abilitati docenti inseriti in graduatoria da tempo). Se l'attuale governo sostiene di voler premiare il merito degli insegnanti e di selezionarli secondo le reali esigenze di lavoro, è convinto che questa sia una soluzione, dimezzando il tempo per ottenere l'abilitazione??
A conclusione dello snervante elenco di problemi che affliggono sempre più la nostra Scuola c'è l'immagine di un corpo docente vecchio, decrepito, con un'età media quasi al limite del pensionamento. Stimolante, no?
Se il governo ed i cittadini non rivalutano l'ordine dei provvedimenti più urgenti da attuare a favore dell'intera comunità, l'Italia sarà una nave che affonda nei mari del potere, della corruzione e dell'ignoranza. Altrimenti, tra un ventennio, la nostra società si troverà gestita da avvocati che non conoscono le leggi, da medici che non sanno curare, da ingegneri che non sanno calcolare, da commercianti che non sanno vendere, da letterati che non sanno parlare, e così via, dimenticando il rispetto e l'educazione che un tempo venivano trasmessi dalle maestre.

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